La CVD e il Doppiaggio

La CVD e il Doppiaggio

Sono stata a vedere l’ultimo film di Woody Allen  “Rifkin’s Festival”, confesso che mi ha un po’ deluso. Ho aspettato la fine dei titoli di coda per leggere i nomi di chi aveva prestato la sua voce ai vari personaggi, non ne avevo riconosciuto nessuno. Ho sempre nelle orecchie le voci italiane dei primi film di Woody Allen e la voce di Oreste Lionello è ineguagliabile, ma nessuno è eterno.

Ho ritrovato, tra le vecchie chiavi appese dietro la porta di ingresso, un portachiavi di argento, molto bello (v. foto). Una piastrina rotonda attaccata a una catenella piatta col suo supporto rettangolare quello che poi tiene le chiavi insieme. Sulla piastrina rotonda sta scritto: da una parte il mio nome e cognome in corsivo e dall’altro la sigla CVD, Cine Video Doppiatori.

La Cine Video Doppiatori è una società italiana di doppiaggio, fondata a Roma il 5 maggio 1970 da un gruppo di undici doppiatori e direttori del doppiaggio, molti dei quali erano stati soci della C.D.C. (altra grandissima società di doppiaggio): Renato Turi, Oreste Lionello, Giancarlo Giannini, Fede Arnaud, Luciano Melani, Melina Martello, Mario Maldesi, Valeria Valeri, Wanda Tettoni, Corrado Gaipa e Carlo Baccarini. La C.V.D. nel corso degli anni si è occupata di numerosi prodotti cinematografici di rilievo. Tra questi, alcuni film di Stanley Kubrick, la maggior parte di quelli di Woody Allen fino al 2012, la trilogia originale di Guerre stellari, quella de Il Signore degli Anelli e gli ultimi sei film della saga di Harry Potter. In campo televisivo è invece nota per occuparsi dal 1990 del doppiaggio della soap opera Beautiful e per quello della serie Settimo cielo.

(copiato così com’è da internet)

 

Io quei signori ricordati nell’Enciclopedia on-line, li ho conosciuti e sento un dovere ricordarli per raccontare del mio incontro con loro che fu, lo confesso, una vera e propria avventura professionale, se così posso dire, dentro questo Mondo a me fino allora sconosciuto, devo tornare indietro di molti anni.

Ero alla RAI e lavoravo nella struttura di TV2/RAI2, che si occupava di programmi d’acquisto: film, telefilm, documentari quindi rapporti intensi con l’estero. Il capo era Claudio G. Fava, un fine conoscitore di cinema e molto altro, genovese.

Fu proposto alla RAI un acquisto problematico, che suscitò opposizione in un certo settore critico, quasi scandalo perché si trattava di una Soap-opera, un genere che faceva arricciare il naso a molti, il titolo originale era ‘The bold and the beautiful’, sintetizzato genialmente in “Beautiful”.

Esistevano già le telenovele, quelle arrivavano dal Sud America ed erano molto rozze da molti punti di vista, non adatte al target RAI. Diventarono l’ispirazione, un cavallo di battaglia per il ‘Trio, Marchesini, Lopez, Solenghi’.

Lo dico in poche parole, un genere televisivo a puntate, brevi con finale sempre di sorpresa e attesa della puntata successiva. Era un day-time, adesso si può dire, andava in onda tutti i giorni allo stesso orario creando nel telespettatore una dipendenza. Sì vero proprio così. per adattarla al gusto italiano bisognava accorpare le puntate tra loro, liberarle della pubblicità, e doppiare le voci.  Un lavoro, dal punto di vista produttivo, complesso e nessuno lo voleva fare. C’era una ben oliata macchina RAI che ce l’avrebbe fatta.

Per il doppiaggio la RAI si era data la regola di fare una ‘gara’ tra quelle poche a dire il vero società di doppiaggio che avrebbero offerto il loro prezzo e la RAI tra quelle avrebbe scelto quella più economica e sicuramente di livello artistico adeguato agli standard nazionali.

A questo punto ci sta proprio bene un aneddoto, che riguarda la CVD di allora. Renato Turi, attore rinomato di teatro e cinema, si presentò in qualità di rappresentante legale della Cooperativa, nell’ufficio di Claudio G. Fava, tendendo tra le mani una corda e davanti a tutti, con quella sua bellissima voce, pronunciò la frase : «è qui la gara ?», accolto da una sonora risata generale. Ero presente, responsabile del programma.

Si aggiudicò il lavoro che era davvero impegnativo per noi  come per loro. Una delle caratteristiche del genere “soap-opera”, era che non prevedeva una conclusione e i personaggi leader della storia, tiravano avanti fino alla fine dei loro giorni. Il mio lavoro fu di coordinare tutte le forze interessate per quell’unico scopo, garantire la messa in onda day-time, tutti i giorni.

C’era da inventare un metodo di lavoro che comprendeva una fase di montaggio (tagli e accorpamenti di puntate tra loro, eliminazione dei break pubblicitari, per non parlare del riaccoppiamento-sincronizzazione di colonne, mixage musiche nuove originali, titoli testa e coda, gli esperti mi capiscono, perdonate se ho tralasciato qualcosa. Per garantire la messa in onda una vera e propria catena di lavoro quasi come facevano negli USA con mezzi che noi nemmeno con la fantasia potevamo immaginarci. Solo la RAI poteva garantire disponibilità di mezzi. È Storia.

Io soprassedevo al controllo di tutto questo ambaradan, ma credo che se non ci fosse stata la CVD l’operazione non sarebbe mai andata in porto. Ne ho scritto tanto per spiegare di che genere si trattasse, mi ero conquistato anche un soprannome.

Così entrai quasi a far parte della famiglia CVD e al ricordo di quelle persone mi commuovo perché ho imparato tanto e potuto vivere la mia Azienda in un modo nuovo entrando nei suoi meandri produttivi, lontani da viale Mazzini.

(continua…)

 

Maggio 2021


Un pensiero riguardo “La CVD e il Doppiaggio

  1. Grazie Tullia per quello che racconti del tuo lavoro, svolto con persone di grande preparazione e cultura
    Abbracci
    Giusi

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