La Signora del Sarcofago

La Signora del Sarcofago

“LA SIGNORA DEL SARCOFAGO”
Una sepoltura di rango nella Necropoli dell’Università Cattolica di Milano

Mentre ascoltavo con interesse, la conferenza dedicata alla scoperta di una necropoli del III sec. d.C., sotto l’Università cattolica di Milano, il mio interesse specifico per l’arte tessile e l’attenzione al mondo femminile è stato subito attratto dal racconto del ritrovamento dei resti di un corpo femminile. Ho trovato un dettagliato giornale di scavo, che mi sono procurato, corredato da molti articoli di analisi approfondita dei vari aspetti: vorrei condividere, l’emozione di scoprire quanto queste donne, in un tempo così lontano, fossero raffinate e moderne.
All’interno della sepoltura sono stati trovati reperti molto interessanti sui quali i vari ricercatori hanno indagato, fatto confronti. Un racconto emozionante. Il progressivo svelamento di una vita, l’esame di quello che qualcuno ha chiamato: “Il sudario di velo e ambra” mi ha tenuta inchiodata alle pagine di quel diario, più di trecento pagine, scritto da archeologi- scienziati, come fossero quelle di un racconto di Agatha Christie.
Quel corpo di donna di 24/31 anni, era avvolto in molti strati di tessuto, che ricoprivano anche il cuscino sul quale poggiava il capo. Dai frammenti raccolti, a migliaia, di non più di 5mm, si riconosce la trama, l’ordito e la torsione di fili diversi. Un sudario fatto di bende, lacci; dei colori restavano visibili un po’ di giallo, di rosso e di nero. Il corpo era stato deposto su una stuoia composta da tessuti di diversa qualità, più grossolani e un velo la ricopriva decorato da foglie di ambra.

Le foglie d’ambra rossiccia (resina fossile importata dal Baltico) somiglianti a quelle d’edera venivano a formare l’orlo del velo come un unico tralcio di foglie o cuori fissati ognuno con filo attraverso tre buchi, eseguiti con un ago scaldato. La scelta dell’edera, simbolo di Dioniso, in ambito funerario, fa pensare che non fosse solo un ornamento, ma un simbolo più profondo di eternità e giovinezza.
Quel sudario di velo decorato da ambre mi fa venire alla mente certe velature di marmo di monumenti funebri dell’Arte barocca.
A corredo c’erano un fuso e un ventaglio, di fattura elegante nei quali era stato usato l’avorio di zanne di elefante, sintomo chiaro della ricchezza della famiglia della Signora. Un copricapo, una reticella dorata le ricopriva la crocchia di capelli sulla nuca, come vediamo in tante raffigurazioni pittoriche nelle tombe d’epoca, e sulla fronte una coroncina, di ambre le stesse che decoravano il velo. Non ricordano crocchie e coroncine in famosi ritratti di donna del Rinascimento? Che modernità e che eleganza! Queste donne non erano affatto delle spettatrici assuefatte al mondo che le circondava erano proiettate verso il loro futuro di parità e di emancipazione. E che grande lavoro di ricostruzione, attraverso l’indagine archeologica, di una vita vissuta tanti, tanti anni prima, scoprendo che di certo non era sposata e usava del suo tempo liberamente.  Mi auguro non solo intenta alle pratiche tipicamente femminili. Chissà!


La copertina del libro, 300 pagine, è il n.4 di una collana, , dedicata alle ricerche nei cortili dell’Università cattolica di Milano. Possiamo sfogliarlo insieme.

 

Tullia Ferrero

 

 

 


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